martedì 30 aprile 2013

cof cof!

Cof cof!
chi è che tossisce?
...
cof! cof!
Ah! Tu. E dove l'hai presa questa tossaccia?
cof! cof! non è tosse. Sono allergica.
...
E l'allergia dà la tosse?
cof! cof! Può darla, si. A me, che sono un'esemplare allergico completo, la dà.
cof! cof!
cof! cof!
Prendi l'antistaminico.
L'ho preso. Cof! Cof!
Allora non è allergia.
o_O
...
mi sa di no.
e allora cos'è questa tosse stizzosa e grattolina che si fa sentire più di quanto non faccia io?
che rompe il silenzio
e anche le balle?
ops.
che devo dire
la tosse mi mette di malumore
soprattutto quando non si giustifica con ciò che supponevo.
Non è un male di stagione
non è allergia
...
mi deve essere andato qualcosa di traverso.
Mi sa di si.

ps: segnalo che l'onomatopea in inglese "cough cough" è il titolo di una canzone molto bella degli everythin everything.
e "cough syrup" (che non mi serve, visto che la mia è la tossedellastizza) quello di una degli Young the Giant.
...se vi interessassero ve le cercate su you tube da soli? che sono un blogger un poco giurassica, grazie...
La tosse non passa ad ascoltarle. Ma il giramento dei sentimenti (per non dire balle, che sono "perbene"), si.

c..iao.
pensavate che tossissi, eh?

lunedì 29 aprile 2013

la bolla.

Due post in un giorno.
Troppi.
Da persona egocentrica.
Compulsiva.
Autoreferenziale.
Oppure.
Superficiale.
Di chi deve distogliere il pensiero.
In fretta.
In maniera improrogabile.
In maniera necessaria.
In maniera che
se non lo faccio rimango sveglia tutta la notte a cercare la maniera di sospendere le paranoie.
Et voilà!
Alle 22.56, dice ora il mio pc
salto fuori io.
Non è che proprio salto
ora come ora non me lo potrei permettere
ma eccomi.
Di cosa dire?
La bolla.
Non la so spiegare bene la teoria della bolla stasera,
sappiate che c'è.
Appena generata.
Messa lì che non te la saresti aspettata in una sera così.
Che avresti voluto dire
fermi tutti!
Taci un po' che nemmeno sto pomeriggio ho scritto delle frivolezze e del volere frivoleggiare.
Ma
A voi vi ascoltano quando chiedete?
Ecco.
Stasera è andata così.
Che è saltata fuori la bolla.
Va bene.
Genero bolle
non è un problema di meteorismo... è qualcosa di più :)
vi avevo detto delle faccette nelle mail
visto che non erano balle?
Bolle balle
è troppo tardi per queste robe qui.
Buonanotte.
Dormo.
Sognando di balle e di bolle
e pregando che il meteorismo non mi colga mai.
E mai nessuno di voi.
Notte.

frivolezze.

Mi sono riletta.
(che vanitosa!)
E
santocielo
mettici che oggi piove
mettici che piove da enne mesi ormai
mettici che non sono proprio tutta uno splendore nemmeno dentro,
mi è scesa addosso una cappa di prostrazione che "diocenescampieliberi".
Urge distogliere il pensiero.
Ridirezionarlo su binari meno accidentati.
Assecondare la leggerezza.
Assecondare presuppone che la leggerezza già esista.
Qui si tratta di andarla a tirare fuori da dove si è cacciata.
Ma oggi alleggerisco.
Alleggerisco e torno in superficie.
Mi piace la superficialità
e mi piacciono le sue declinazioni.
Mi piacciono anche le persone superficiali.
Quelle che lo sono davvero. Non chi si atteggia a...
Mi piace l'idea di rimanere lì, a pelo d'acqua e galleggiare.
Stare così senza disperarsi alla ricerca di una direzione
senza affannarsi a tenere il controllo.
Lì.
Galleggianti.
Piccole boe che ballonzolano.
E non ci pensano.
Ecco.
Voglio essere frivola.
Raccontare delle mie frivolezze.
Che chi mi legge e non mi conosce, magari mi immagina come Martedì Addams,
non solo decadente
sepolcrale addirittura.
No.
Proprio no.
Io sono tutta luccichii
bracciali con le borchie
glitter a profusione
unghie colorate
il mio cellulare è quello in edizione limitata di hello kitty
sono una che quando attacca a ridere smette solo se il rischio di una lacerazione ai muscoli addominali è un'eventualità più che probabile
faccio le vocette
imito le persone che conosco
con le mie amiche migliori parlo di depilazioni
(e pettegolo su chi non si depila)
metto i cuori sugli sms e le faccette nelle mail
insomma
io frivoleggio
e quando lo faccio
è bellissimo
sto benissimo
...
noto che le frivolezze e l'essere frivole
favoriscono l'uso di superlativi assoluti
io per natura
dei superlativi assoluti diffido
come delle persone che sorridono sempre e che sempre
come stai?
benissimo!
ma oggi
non ci penso
oggi galleggio.


domenica 28 aprile 2013

la domenica.

Vale ancora dire che
la domenica è il giorno dedicato al riposo?
Che poi il riposo ciascuno lo declina alla propria maniera.
Che sia farsi ore in macchina alla ricerca di un'illusione vacanziera
o rimanere a letto senza interruzioni
indispettiti perfino da quelle necessità fisiologiche quali, ad esempio, fare la pipì.
Quanta diversità.
Quanto altro.
E' proprio vero che viviamo chiusi nelle convenzioni e nei codici.
Chi era quell'animo illuminato che diceva
la sedia è tale solo perché la chiamiamo così ?
... e forse non era nemmeno la sedia, forse era una mela... non mi ricordo...
forse non l'ha mai detto nemmeno nessuno e io solo ho in mente il mio professore delle superiori
che tentava invano di convincerci che l'essenza spesso non corrisponde a ciò che ci hanno insegnato, ciò che per comodità abbiamo battezzato in una determinata maniera.
Anzi a pensarci bene, l'essenza di ciascuna cosa con cui veniamo in contatto la decidiamo noi.
E allora, davvero è limitante vivere nelle convenzioni e nei codici.
Ma pare sia necessario.
Non so perché mi viene in mente anche Platone e il Demiurgo.
Ma non è un discorso da domenica.
E io volevo solo dire,
è che poi sono andata dietro ai pensierisparsi,
che la mia domenica è cominciata
concludendo di leggere un bellissimo libro di Palahniuk, "Soffocare"
e l'epilogo mi è piaciuto talmente tanto che volevo condividerlo.
E non perché sia generosa
in realtà si tratta di un'abile trabocchetto per vedere se qualcuno ha voglia di commentare e cominciare a fare la sua "altritudine" (traduco con "essere l'altro"... mi piacciono i neologismi)
insomma, riporto qui di seguito:

"Passiamo la vita a farci dire dal mondo cosa siamo.
Sani di mente o pazzi. Stinchi di santo o sessodipendenti. Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.
A lasciare che sia il passato a decidere del nostro futuro.
Oppure possiamo scegliere da noi.
E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito.
(...)
E' un po' inquietante, però eccoci qui: i Padri Pellegrini, gli scoppiati della nostra epoca. Cerchiamo di creare la nostra realtà alternativa. Di costruire un mondo partendo dalle pietre e dal caos.
Cosa ne verrà fuori, non ne ho idea.
(...)
E forse saperlo serve a poco.
Qui, in mezzo alle rovine e al buio, quello che stiamo costruendo potrebbe essere qualsiasi cosa."

Buona domenica,
qualsiasi cosa della domenica facciate,
a voi.

sabato 27 aprile 2013

james frey.

Va detto che la c.
(dove c. sta per "mia sorella")
ha un fiuto incredibile per i libri.
La c. vive in mezzo ai libri quasi da sempre.
La c. sceglie libri molto spesso impopolari (non nel senso di "ma che brutto libro impopolare", ma nel senso "e dove saresti andata a prenderlo sto libro qui?")
e quasi mai sbaglia.
Quasi mai.
La c. decide quali libri io possa o non possa leggere.
Di più.
Quali libri io debba o non debba leggere.
... non sono sempre una discepola scrupolosa, però le do più di qualche soddisfazione...
La c. l'anno scorso aveva sullo scaffale in cucina, un libro stropicciato dell'acqua che uno dei suoi "enne" bimbetti aveva rovesciato.
La c. vede che io prendo il libro.
La c. me lo toglie di mano e dice
"Non lo puoi leggere questo libro qui. Non adesso."
Ora.
Non lo puoi leggere questo libro qui. Non adesso.
è come dirmi
se vuoi te lo presto.
Ma siccome io della c. mi fido e so che lei ci vede lungo, lascio che rimetta il libro sullo scaffale
e simulo anche un certo disinteresse.
La c. che non si mangia la foglia del malcelato disinteresse, torna a casa dal lavoro e mi porta un libro
che
"Comincia da questo."
E io comincio.
E comincio da
"Buongiorno Los Angeles" di James Frey e mi innamoro.
Capita che quando mi innamoro divento compulsiva.
L'estate precedente avevo avuto una liaison appassionatissima con un certo Pennac di cui nulla mi è rimasto sconosciuto.
Insomma.
Anche di Frey mi innamoro.
E di Frey mi mangio tutto come se non ci fosse un domani.
E l'unica disciplina che mi impongo è quella di tenere per ultimo il
"Non lo puoi leggere questo libro qui. Non adesso.", che Frey ha intitolato "L'ultimo testamento della Sacra Bibbia".
Non vorrei tediare oltre.
Solo dico
che Frey è un genio.
La genialità sta nel fatto che scrive davvero.
Cioè.
Scrive che nemmeno ti pare di leggere.
Hai l'impressione di essere seduta vicino a lui che ti racconta.
E le cose che dice le senti.
Che siano dolorose
(va detto che non si distingue per essere una persona "immediatamente positiva", il buon James)
che siano una semplice descrizione, un solo dire, le senti.
E io ritengo che Frey sia una lettura necessaria.
E quindi spargo il Verbo.
Come la c. ha fatto con me, io faccio con voi.
Che la buona novella vi raggiunga e via aiuti nella masformazione.
Amen

ps: vi segnalo, per il puro gusto di farlo, che la c. una volta crede di aver fallito in maniera irreversibile regalandomi per il mio compleanno "Le case degli altri" della Picoult, innescando una compulsione che non si è esaurita finché non ho letto l'ultima riga dell'ultimo libro della suddetta autrice, esistente.

stupite pure della mia eterogeneità di letture. c'è n'è da dire. magari un altro giorno.
Adesso fate spazio a Frey.

Ciao

venerdì 26 aprile 2013

che felicità, my happiness.

Creamy lo cantava.
Lei.
Con i suoi capelli lilla acconciati in quel modo improponibile e il vestitino che chissà come mai il Moige non avesse nulla da ridire.
La felicità.
L'essere personefelici.
Quanto meno persone che si impegnano ad esserlo.
Ma.
Mai considerata l'idea che come nasciamo con il gene che determinerà la statura, il colore degli occhi, la sericità dei capelli... e tutti i dettagli fisici, si possa nascere con il gene o meno della felicità?
Io me lo chiedo.
E di più.
Io sono convinta che solo alcune persone possano aspirare alla felicità nella vita.
E sono convinta che la felicità non dipenda dal tuttointorno.
Sono certa, che gli eletti, abbiano dentro loro stessi una sorgente di gioia.
Che zampilla e bagna di sereni getti la loro anima.
E li fa felici.
O quanto meno, pronti e recettivi alla felicità.
Come mai una persona (quando per "una persona" intendo me, nel caso specifico) passa parte del proprio tempo a tirarsi simili seghe mentali?
Perché a questa persona viene chiesto di essere felice.
E di più.
A questa persona si rimprovera di non essere felice.
Come se la felicità fosse una libera scelta.
Si.
Forse.
Forse si potrebbe dire
"scelgo di essere felice".
Forse durerebbe un giorno.
Forse una settimana, volendo essere proprio ben disposti.
Forse ci si sfinirebbe nello sforzo di mantenere un elevato e adeguato standard di felicità.
La felicità non è roba per me.
Questo non significa che io non sappia divertirmi, che non voglia divertirmi.
Solo.
Io non credo di avere il gene della felicità.
Sono decadente.
Non dal punto di vista fisico. Mai come in questo periodo sono tutto fuorché decadente.
(nota di ironia facile. sorridiamo tutti.)
Sono incline alla malinconia.
Ma soprattutto.
Allo struggimento.
E ho tutto perché si possa pretendere da me che io sia una persona felice.
Probabilmente è addirittura irritante agli occhi di molti, che io liberamente dica di non essere felice.
E io voglio dire di non essere felice.
E desidererei che questo non fosse vissuto come una bestemmia o il non riconoscere le fortune che indubbiamente ho.
Non vorrei che il mio tuttointorno, lo vivesse come un'essere irrispettosa e irriconoscente.
Io non sono nessuna di queste cose.
Non sono irrispettosa.
Non sono irriconoscente.
Non sono capricciosa.
Non sono egoista.
Non sono difficile.
Non sono nemmeno romantica.
Quindi.
Creamy può cantare anche a sguarciagola, dimenticando la grazia con la quale l'hanno disegnata; che io alla puttanata che tutti possiamo essere felici non ci credo.
E voglio poter dire di non essere una persona felice.
E che la mia malinconia non sia cosa di cui indignarsi.
Grazie.

ps: vedo che il Moige nasce nel 1997. Come dire. A Creamy è andata bene perché è datata.

giovedì 25 aprile 2013

masformazione!

Si.
La masformazione.
Concetto sottilissimo e come tale solo una mente eccelsa e geniale poteva svilupparlo.
Quella di un bambino.
Un piccolo bambino di sei anni all'epoca.
Un piccolo bambino con la testa piena di riccioli, gli occhi grandi grandi che se li guardi troppo a lungo ti ci perdi.
Un bambino che mi ha illuminato facendomi vedere i suoi calzini di "ben ten" e spiegandomi
"... che lui, sai, si masforma."
E il seme della masformazione è stato gettato.
Ed è rimasto lì per un tempo lungolungo.
Usciva quando si voleva ridere.
Che i bambini fanno ridere.
Ma, accidenti, sono geniali e profondi come pozzi.
E inconsapevoli dell'intensità che hanno.
Perciò bellissimi.
Masformazione.
E l'angolo della bocca si solleva che un sorrisino scappa.
Ma cosa ridi della masformazione?
Quando quegli occhietti di creatura selvaggia ti guardano e il piede è teso con la punta meglio di una ballerina, che tu possa vedere bene?
Perché masformazione fa ridere.
E perché fa ridere?
Adesso accompagnatemi che altrimenti io mi sento anche un cicinin perversa e oscena.
Masformazione...
"... perché lui, sai, si masforma."
Ehm.
Lui.
Sai.
Si.
Masforma.
E potrebbe pure masformarsi anche una lei.
La masformazione e la masturbazione.
Ecco.
Seguitemi.
Non mollatemi adesso.
Il concetto è sottile ed è bellissimo.
E viene da un genio pieno di riccioli.
E ieri, l'idea della masformazione mi ha tirato fuori da un buco fondo dove ero cascata.
Perché masformarsi è trasformarsi con piacere.
Trasformarsi traendone godimento.
E' trasformarsi e uscirne che è pure stato bello.
Santocielo.
Ma io, il genio riccioluto lo amo e gli sono per sempre riconoscente.
Perché, chi l'ha detto che i cambiamenti devono essere dolorosi?
Perché questa idea un po' dantesca che "uscimmo fuori a veder le stelle", ma prima ci si è fatti tutto l'inferno e il purgatorio?
Partendo pure da "una selva oscura".
Cioè.
Premesse peggiori non ce n'è.
E invece io voglio masformarmi.
Io mi masformo.
E mi godo pure il viaggio.
E pazienza se ci vorrà tanto.
Tutto tempo investito ad affinare la tecnica.

Buona masformazione.
A tutti.

mercoledì 24 aprile 2013

ri-conoscere

La teoria del ri-conoscere
comincia a prendere forma consapevole più o meno ad agosto dell'anno scorso.
Serata giusta probabilmente.
Si deve dire che l'inquietudine c'é da un poco.
La sensazione che qualcosa stia succedendo senza che davvero io riesca a capire cosa.
La netta impressione che un movimento emotivo sia cominciato, ma i contorni e la dimensione reale mi rimangano estranei.
Poco lusinghiero da ammettere.
E' in programma una cena quella sera li.
Tante persone quindi.
Buon cibo.
Bella compagnia.
Vino.
Birra.
E vino.
E birra.
E probabilmente ancora vino e ancora birra.
E poi lei.
La musa.
Quella che rende la mia teoria esplicita.
Quella che porta l'intuizione del riconoscere fuori dalla dimensione puramente...
come si dice...
ri-conoscere c'è già
solo è chiuso in una supposizione.
Ma nemmeno.
Proprio manca dell'essere reso evidente.
Manca di diventare consapevole.
C'è.
E lo sento.
Ma non lo so dire.
E lei.
Mi regala le parole.
La teoria del ri-conoscere è tutta qui.
Immaginatevi i fatti
e nel caso in cui foste dei ri-conoscitori, tutto vi sarà chiaro.
(... santocielo, che frase da guru. diversa non mi veniva.)
La cena è più o meno cominciata.
Tutti arrivano alla spicciolata.
Conosco ogni invitato.
Lei no.
E quando arriva, io corro a fare gli onori di casa.
Sono, vorrei essere (forse anche no) una "personaperbene"; ma questa cosa ve la dico un'altra volta.
Insomma.
Io la guardo.
Ed ecco.
La ri-conosco.
Senza conoscerla.
La ri-conosco.
Ed è un'emozione fortissima.
Al di là dell'empatia.
Al di là degli interessi che possono accomunare.
Io l'ho guardata e l'ho riconosciuta.
Perché non sono solo minchiate.
Ops! Vabbeh.
Tutte quelle teorie sul guardare, sull'incontrarsi, sulle corrispondenze che si rendono evidenti senza che le si cerchi.
E non è romanticismo.
Per dire.
Non credo all'anima gemella.
Ho una teoria tutta personale anche al riguardo.
E chi ne è messo al corrente dice che raramente ha sentito qualcosa di più egoista... ma è un'altra questione ancora.
Esistono le affinità emotive.
Esistono le energie.
Le sinergie.
Ma soprattutto esiste la storia che ciascuno di noi si porta addosso.
E' inutile dire di no.
Certe storie, danno spessore e densità differente.
E queste cose si vedono.
Addirittura si annusano.
Tutta la mia comprensione qual'ora mi consideriate pazza.
Può proprio darsi che lo sia.
Ma la storia che ciascuno di noi ha
colora gli occhi
e da loro profondità differenti.
Determina la maniera in cui una persona vive lo spazio attorno a sé.
Tutte cose che il ri-conoscitore doc (mettiamoci l'ironia, che se mi prendo troppo sul serio... altro che divinaparanoia!) coglie.
La cosa grandiosa è che ri-conosciuto una volta, non si smette.
E non è sempre bello.
Non è sempre facile.
Perché ri-conoscere ti chiede prima di tutto di aprire gli occhi su te stesso.
Quando ri-conosci inevitabilmente ti chiedi perché.
Cosa.
Cos'è che ti rende tanto evidente, tanto presente, qualcun altro.
E, qui divento melodrammatica a tratti tragicomica, ri-conoscere solitamente, prende strade dolorose.
...
molto bene!
che bel sole oggi, eh?






martedì 23 aprile 2013

di dio.

Ma chi se ne importa.
Giusto.
Obiezione più che opportuna.
Che poi, non "ma chi se ne importa" di dio, ci mancherebbe, io mica voglio urtare nessuno.
Ma "chi se ne importa"  di quello che io penso o non penso di dio.
E' che, davvero esistesse, forse se ne starebbe nello spazio siderale anche lui e magari potrei incontrarlo;
aggiungiamo che mi capitano delle cose che mi fanno pensare e pensare
... e pensare per se stessi è brutto oltre che malsano:
a pensare per se stessi e basta nascono le paranoie, ve lo dico, fidatevi.
Insomma: di paranoie ne ho già abbastanza, una divinaparanoia vorrei evitarla e quindi io scrivo
di dio.
Precisazione necessaria.
Io sono di tradizione cristiana-cattolica quindi di quel dio io parlo.
Un dio che genera
decide
predestina
perdona
(solo se il pentimento è autentico e prima, magari, ti ha fatto vedere i sorci verdi)
e un sacco di altre facoltà che solo dio ha e per le quali tanti lo venerano e ci si affidano.
Affidarsi è bellissimo.
Quando l'affidamento è davverovero, tipo quel gioco che si faceva da piccoli "lasciati andare che io sono qui dietro di te e ti prendo... non guardare! ti giuro che ti prendo!", è fantastico.
Che bello affidarsi.
Affidarsi però può diventare anche tanto comodo.
Quando comodo non è confortevole, ma comodo perché non è difficile, semplifica.
Aiuto. Sto elucubrando, lo so.
Penso per me stessa e non ne usciamo.
Dico.
Affidarsi è da gran paraculi. E qui mi perdonerete.
Che la parola "dio" e quell'altra di cui sopra fanno un po' a cazzotti mi accorgo.
Scusate.
Scusa papà se leggi, anche tu mamma.
Scusate chi si sente offeso.
Ma insomma.
Lo dicevano pure gli illuministi e tanti dopo di loro.
Il libero arbitrio.
Nemmeno di libero arbitrio si tratta.
In questi giorni io penso un sacco agli uomini e alle donne di fede, quelli proprio di "buona volontà" , quelli che davvero ci credono che dio muova ogni loro passo, che dio vigili, che magari li metta pure un poco alla prova ma sempre con un occhio attento e di riguardo.
E mi accorgo che fanno di dio un alibi.
Diventa una scusa.
Demandano.
In tutto vedono la mano divina e credendo in chissà quale disegno imperscrutabile, tutto ammettono.
Ma soprattutto.
Di tutto si sentono legittimati.
Ecco l'inghippo vero.
Che dio diventa il grande lascia passare.
E contemporaneamente la scusa più grande.
Un oppio. Una benda spessaspessa sugli occhi.
Mi hanno insegnato, o forse questo è ciò che avevo capito con la mia testina di bambina, che dio scaccia la paura.
Che dio cura e recupera le anime perse.
A me pare invece che tante anime si perdano dietro a queste idee.
Quando la Vita si fa densa e camminarci in mezzo diventa un poco difficile, ecco dio.
E adesso basta.
Che divento noiosa.
Ma soprattutto mi arrabbio e mi intristisco.
Sono ancora lontana dallo scacciare la divinaparanoia.
Ma imparo.
Vero che si impara?
Ciao



lunedì 22 aprile 2013

gli Altri.

Gli Altri.
Che entità strane.
Sono strani davvero, gli Altri.
Capitano queste cose stranissime.
Di incontrare qualcuno di sconosciuto e...bam!... improvvisamente sentire.
Qualcosa che ti arriva fortissimo da una sorgente davvero ignota.
E si rimane smarriti.
Interdetti.
Ci si guarda intorno straniti, alla ricerca di cosa è stato, da dove sia mai venuta quella sensazione fortissima.
Dai che lo sappiamo tutti di cosa sto parlando.
Anche Grossman lo dice.
L'avete mai letto il bellissimo libro "Che tu sia per me il coltello" ?
Lo dice proprio anche lui.
"Perché a volte, nei momenti più impensati, per strada puoi sentire l'anima lacerarsi, catturata nella storia di qualcuno che ti è appena passato accanto."
E' vero.
E' verissimo santocielo.
Gli Altri.
E poi il conoscere.
Che è diverso dal ri-conoscere.
Ma qui si apre un capitolo intero.
Ci potrei scrivere le pagine.
E siccome la mia teoria magari è un poco folle e cervellotica insieme, me lo dice qualcuno che passa di qui e magari legge, cosa ne pensa?
Apritemi la porta dei vostri cieli.
Fatemici fare un giro.
Che poi io elucubro.
E genero pensieri.
E insieme ai miei pensieri nasco anche io.
E comincio ad alzarmi un poco dalla terra dell'aia in cui razzolo.
Alla conquista di dimensioni nuove.
Allora, Altri, fatevi avanti.
Fate anche di me, un'Altra.
Che magari
Altra
e poi Altra
Altra
e Altra ancora
salta fuori me.
Ciao.

domenica 21 aprile 2013

ecco.

Che un pochino mancano le parole.
Assolutamente mancano le corrispondenze.
Alternando momenti di puro delirio, euforia, onnipotenza orgasmica, a buchi così profondi che non si sbatte mai.
E allora Galattica e allora stallastellina.
Entrambe me.
Tutte e due contorni.
E solo alcuni.
E sono pochi.
Probabilmente limitanti.
Confortanti senza che davvero confortino.
Che darsi delle dimensioni rassicura e ingabbia.
Cercare le forme.
Tracciare la propria, con la paura che diventi definitiva.
Stancarsi di non averne una "davverovera".
Io non so se possa interessare.
Forse può servire.
Prima di tutto a me.
Che sono Galattica.
Presuntuosa.
Presupponente.
Altrove.
Ostinata.
Faticosa e affaticata.
E sono stallastellina.
Piccola.
Emotivamente analfabeta.
Tendente al cercare nascondigli.
Chiusa nella mia piccola aia a guardare il cielo, naso in su.
Dal pollaio allo spazio.
E il passo non è breve.
Quindi.
Io parto.
E se vi va di venire, scriverò.
E leggerò; magari di pollai altrui e di spazi siderali che non conosco.
Andiamo.
Direzione. Nessunpostodavvero.
Il traguardo non c'è.
Solo si va.