venerdì 24 maggio 2013

non vale.

oggi mi lagno, ve lo dico
proprio mi lagno e piango la merenda che menomale c'è in mezzo il monitor altrimenti mi arriverebbero
"enne" pugni sulla capoccia.
Guardando le statistiche
zero pugni sulla capoccia oggi
e solo diciotto pugni sulla capoccia ieri.
se mettiamo insieme tutto il mese io colleziono qualcosa come milleeciufola pugni sulla capoccia
e forse comincerei pure ad avere bisogno di cure mediche poi...
ma
mi lagno che vorrei essere letta tantissimo.
ero su una pagina prima, che solo oggi
e sono da poco passate le dieci,
ha ricevuto oltre mille visite.
Io mi inchino
mi prostro
dimmi come fai dea del blog ad interessare a così tanti
ma anche voi.
non commentate che è difficile
e io li amo i miei commentatori abituali e appena potrò ci offrirò una pizza
per non avermi fatto sentire
solo una narcisa vanitosa cogitabonda con una corona di puntini di sospensione sul capo.
a me piace scrivere.
mi diverte e mi fa sentire intelligente
ehmehm
e posso anche dire
machissenefrega
scrivo e poi
tolgo
l'abilitazione
"non annoverare nel conteggio di pagine questo accesso"
e mi leggo tantissimo fino a non poterne più di me medesima stessa
oppure uso il cellulare e leggo da li.
e a chi mi chiede cosa fai?
umphf!
che fa molto
ma che rompicoglionisnob
adesso leggo anche io.
ecco.
mi sono lagnata
non voglio le millemila visualizzazioni in un giorno
non subito
ma insomma
un blog
che sopravvive a se stesso grazie agli amiciparenti
e alla mia megalomania è triste.
Leggete!
uffi!
e diffondete il verbo.
e imparate a commentare che non ci credo che è così difficile.
dddai.
Ciao



mercoledì 22 maggio 2013

non so cosa dire.

Ecco.
Non so cosa dire. sono stordita.
sono prostrata.
Faccio fatica.
D'improvviso si è aperta grande una voragine e io ci sono cascata dentro.
Forse non è vero che si è aperta di improvviso.
Forse c'era
e si allargava e io ci giravo intorno
giri sempre più stretti
inconsapevoli o forse no
e poi
un piede in fallo
e cado.
Cado in fondissimo
e sbatto.
Lividi su lividi.
E mi pare un buco fondissimo
dove solo
cado
e sbatto che il tonfo
di fine corsa non arriva mai.
e io come ci risalgo
se mai tocco il fondo?
con le unghie alle pareti non mi ci aggrappo
che mi rovino lo smalto.

domenica 19 maggio 2013

quando dire "va bene" sembra facile.

Quando essere concilianti,
accoglienti
rispondenti alle necessità degli altri;
quando dire va bene
sembra facile
e sembra la cosa giusta da fare.
Ci sono dei "vabenisti"
che conducono una vita felice
e probabilmente molto felice proprio per questo modo di essere.
Non escludo che essere estremamente altruisti
consenta di essere realmente felici e soddisfatti di sé.
Io dico per me.
Dico che quando l'altruismo
non è genuino
quando l'essere "vabenisti" è piuttosto una via comoda per evitare le discussioni, le scelte
il confronto anche non morbido con gli altri,
allora diventa un morbo.
Una malattia vera e propria.
Che lentamente mangia.
Partendo dalla stima di sé, dal valore
dall'essere capaci di...
vivere.
Vivere non da "vabenisti".
Ma vivere che va bene.
Vivere bene.
Un abbraccio a tutti voi.
E chi non lo gradisce
si scansi

giovedì 16 maggio 2013

Di cosa scrivere quando non si sa di cosa scrivere.

...
...
...
di questo tipo.
Tanti piccoli puntini di sospensione.
Occupano spazio
...
fanno la loro bella figura
e sono utilmente subdoli.
Almeno nel mio caso.
Almeno per me.
Per questo post.
No, per questo post, no
che il titolo la dice lunga
ma
...
il puntino di sospensione è cogitabondo per natura
corrucciato
se lo guardi bene da vicino 
benebene da vicino
più vicino,
pare il pensatore greco.
Lì così
aria di chi si interroga,
magari è l'aria solo si chi se ne frega a lascia che il tempo passi 
in una posa un po' da umphf!
dite la verità.
vi piacciono i ... ?
a me no.
Trovo che se ne faccia un abuso 
e proprio per la ragione di questo post
per lasciare un segno e dare l'idea di avere qualcosa da dire
quando in realtà già tutto è esaurito,
magari nemmeno cominciato.
E' anche vero,
va detto 
poveri puntini di sospensione
che gli si è dato dei tappabuchigrecipensatoriumphf.
I puntini di sospensione
sono allusivi.
Dai, quelli sono i puntini di sospensione femmina.
L'allusione è femmina
il doppio senso è maschio
...
questi qui di sopra servono davvero a riflettere sul fatto che sono precipitata in un luogo comune tremendissimo.
Quanto materiale danno dei puntini di sospensione.
Forse sarebbe davvero il caso di interrogarsi in maniera non grammaticale e sintattica,
ma antropologica, circa i segni di interpunzione.
L'antropologa dei segni di interpunzione.
Lasciate che assuma la posizione del puntino di sospensione cogitabondo
...
no.
non è quello che voglio diventare.

Sono tornata.
Grazie a chi mi ha aspettato e cercato.
A domani
si.


martedì 14 maggio 2013

Le mamme imperfette "bloggano".

Ah toh!
Che già mi sbagliavo.
Pensavo che virgolettato fosse imperfette.
Invece no.
Bloggano.
Mamme imperfette si può dire quindi.
Possiamo categorizzarle le mamme.
Chiuderle in tanti bei raccoglitori
divise
per modello
età
attitudini
ed efficienza.
Ma pensa te.
Comunque.
Il titolo del post è quello di un editoriale del Corriere della Sera di domenica dodici maggio.
Scusate l'attacco partito così selvatico.
Il contenuto non è nemmeno male.
Si racconta di questo sempre maggior numero di donne
ops
mamme,
imperfette, ricordiamolo
che condivide
sfoga
ironizza
sulle proprie incapacità di essere
cito:
"la mamma perfetta, sempre gioiosa, sorridente e a suo agio tra pannolini da cambiare e pavimenti da pulire,
che mai veniva sfiorata dalla fatidica domanda "Ne vale la pena?""
Io però mi arrabbio.
E quando mai non capita ultimamente.
Primo perché era imperfette che andava virgolettato e non bloggano che ormai non fa più impressione a nessuno.
Cosa fai?
Bloggo.
Ah.
non
Ma ah!
Ah.
Va beh.
Secondo io bloggo.
Ma non da mamma.
Da imperfetta certamente.
Non da mamma però.
E mi dispiace che chi mi abbia sottoposto questo editoriale non l'abbia considerato.
Perché.
E' evidente vero?
Il titolo è raggelante.
Se me la prendo tanto la coda di paglia ce l'ho.
Lunga millemila chilometri.
Però.
Io sto facendo questa cosa del blog per me.
Perché mi piace.
Perché è mio.
Perché ad sense ha accettato che ci mettessi le pubblicità e io sono orgogliosa di me.
E che è poco.
Ma è me.
E per fare questa cosa io non tollero che mi si dica che trascuro i miei figli.
Non lo tollero mai in realtà.
Ma ho quella strana malattia che se me lo dicono ci credo.
Allora facciamo così.
Con buona pace di tutti.
Io sono una blogger "imperfetta".
Come mamma
sono me.
Né più né meno.
Forse un pochino eccentrica.
Ma quale mamma è uguale a un'altra.
Qual'è la mamma giusta.
Nessuna mamma è imperfetta.
Possono capitare dei momenti che quella mamma
tutt'altro vorrebbe essere che...
ma questa non è imperfezione.
Questa è umanità
che restituisce ai propri bambini l'immagine di una donna
rotonda e vera.
Non di un'immagine che la tradizione tramanda e che più che rassicurare, turba.
Che se la mamma diverge da tutta quella storia li...
quella della citazione di cui sopra per dire,
un bambino cosa si aspetta.
Diamo ai bambini le mamme migliori che possano avere
le mamme migliori che possiamo essere
togliamo l'idea dell'imperfezione
e sostituiamola con quella dell'Essere.
Ecco.
Che io non lo volevo fare il post sulle mamme.
Ma su di me
Ma va?
Che bloggo non perché sono una mamma imperfetta.
Ma perché sono una persona curiosa e con delle cose in mente da fare.
Che passano anche da qui.
Ciao a noi
non imperfetti
solo non noiosi.
Mi piace di più.
ciao.

lunedì 13 maggio 2013

un tema a piacere.

C'è il sole.
E' caldino abbastanza per mettere i sandali.
Non abbastanza per stare con la canotta e non importa che sia quella con la "spalla larga".
Fuori
forse è vero,
la primavera arriva.
Durerà cosa?
Due giorni?
E poi le roventissime giornate dell'estate
e tutti a fare i conti sul calendario
come se il 21 giugno
ce ne potesse qualcosa, povero lui.
Quante indicazioni.
Ci sono indicazioni per tutto.
Le stagioni.
L'età consona a cominciare la scuola.
Il piano regolatore con i suoi sensi unici,
le piste ciclabili
e i parcheggi che assomigliano a una riffa... volevo dire truffa.
Che colore c'ha il tuo tagliando?
Roooosssssooooo?!
Hai con te il libretto degli assegni, mi auguro.
Insomma
indicazioni
indicazioni
indicazioni
che a guardar bene dovrebbero
facilitare
e invece
incasinano
confondono
stordiscono
rompono i cosiddetti
(...mi riferisco in particolare ai vari piani regolatori e parcheggi...).
Siamo talmente assuefatti alle indicazioni
da non sapercene stare fuori.
Qualcuno di voi conoscerà la sindrome di Asperger.
Ecco.
Siamo tutti un poco così.
Naif nelle intenzioni.
Naif mezz'ora nel corso di una giornata, volendo essere proprio temerari.
Nemmeno in vacanza.
Viaggi organizzati.
Tour operator che se solo t'azzardi a declinare la gentile offerta di andare a solcare i mari
stipati in maniera invereconda su qualche caratteristica imbarcazione,
capacissimi che ti fanno pure causa per ammutinamento.
Eccheppalleperò.
E mi arrabbio prima di tutto con me.
E allora il mio tema a piacere di oggi
altro non è che un espediente
stupido
e forse anche un titolo poco attraente
per dire
che io ci voglio stare fuori dalle indicazioni.
Che davvero vorrei essere capace di quella cosa dell'altro giorno
... si diceva dell'ubbidire a se stessi mi pare vero?
Che fuori c'è un sole che grida Vita
e sotto questo sole
(... no, niente a che vedere con Paolo Belli...)
codici
indicazioni
scadenze
rituali
e fossero almeno riti
e fosse almeno riconoscenza per questo Cielo che ancora oggi ci benedice
no
siamo topini
formichine
siamo piccoli automi
convinti pure di essere naif e di poter fare un po' quello che ci pare della Nostra Vita.
Ma anche no.
Questa cosa mi arrabbia da morire.
L'inconsapevolezza
e dove non c'è l'inconsapevolezza c'è
il
ma è così che si fa
è così che deve andare
è così che fanno tutti
è così che va bene.
E 'ste robe qui
queste magre consolazioni
che fanno pure un po' raccolta punti
sono stato bravo oggi?
un bollino
e se ne prendo tanti vinco un giorno (c'è chi dice un'eternità)
di soddisfazione piena
divago...
dicevo
questa magre consolazioni
non rendono il giusto omaggio a questo Cielo
a questo Sole
a questo Mondo
a questa Vita  che ancora oggi ci tiene
e ci ha fatto persone
uomini
e donne
bambini e
vecchi
non formichine
o topini
(... anche se qualche faccetta sorcina l'ho vista...).
Ecco.
Stay hungry
stay foolish
(... ma l'ha detta poi Jobs o era anche la sua una citazione?...)
si deve aspettare di essere moribondi per rendersi conto
che
santiddio!
quanta roba c'è?
Quanta roba?!

ecco.
avrei voluto essere frivola.
Ma sono cupa
uffa
sappiate però che ho lo smalto rosa bubblegum
che io sono peggio di Arturo Bracchetti in quanto a trasformismi.
Ciao cari.
Si.
Voi.
Cari
che mi siete.
ciao.

domenica 12 maggio 2013

quante c.


Quante c. nella mia vita.
Importanti.
C'è la c. dove c. sta per mia sorella.
C'è la c. dove c. sta per l'amicabiondaquotidiana
quella che il sabato e la domenica 
per quanto siano belli
dici
domani è lunedì e io bevo il caffè , mentre la c. beve il the, dopo che una delle due ha aspettato l'altra fuori dal cancello della scuola.
Sembrano riti frivoli:
in realtà son certezze calde che fanno tanto bene.
E poi c'è la c. dove c. sta per "sagadero".
Allora.
Mi rendo conto della complessità della questione.
Presentare una persona con un neologismo dall'oscuro significato ai più, non è cosa facile.
Ma se chiunque mi dicesse
"chiudi gli occhi e pensa alla c." (quella in questione tra le tre)
nella mia testa apparirebbe 
a caratteri cubitali e lampeggianti
un po' come le insegne fuori dai kebabbari,
"sagadero".
La c. è
l'amica del primo giorno di università,
quella che vedendomi entrare in aula con le mie calzette rosa, la borsa di hello kitty,
bionda 
e la maglia di fiorucci, quella degli angioletti,
sentenzia
"ma questa? mica penserà di laurearsi?"
e infatti no
cioè
non che mi sia iscritta con questo preciso intento, ma è quello che poi è accaduto.
La c. non ha avuto di me una considerazione lusinghiera fino al giorno in cui
mi vede passare per i corridoi dell'università con lo spazzolino da denti in una mano 
e il dentifricio nell'altra
e mi dice
"mi piace".
Da lì la c.
Se penso alla c.
se penso a cosa è la c. per me
mi vengono in mente un sacco di cose che si mescolano in un disordine piacevole.
La c.
è una tra le persone più pratiche che io abbia mai conosciuto.
Tra la c. e la concretezza non so chi abbia più voce in capitolo.
La c. però ha un'Anima creativa.
La c. è generosa di quella generosità che ti rende grata per sempre.
La c. è assolutamente politicamente non corretta
eppure è una delle persone meglio educate che conosca.
La c. 
e so che non me ne vorrà
vive con il vaffanculo in bocca
e quando le circostanze proprio le impediscono di esprimerlo
le batte in testa,
eppure è capace di slanci di accoglienza e di dolcezza e di verità,
che valgono il doppio di quelli di chiunque altro.
La c. è l'esagerazione
e il paradosso
quando esagerazione e paradosso possono starci;
è rigore e "nonfareminchiate" quando la vita lo richiede.
La c. ha una casa che è un museo di arte moderna.
La c. ha un lover che la chiama mivida.
La c. mi ha portato il panino con la soppressa in ospedale quando ho partorito il mio primo figlio
e ha giocato con me e il naso di questo piccolo nano inconsapevole, come si faceva con l'allegro chirurgo.
La c. mi ha aiutato a studiare quando la pancia cresceva e la motivazione calava.
Non è bastato c., ma è servito.
La c. è partita per Salamanca che io credevo che sarebbe andata via per sempre
e invece c'è ancora.
La c. sono le telefonate 
"metti il the che arrivo"
e che significano
non parliamo di niente che ne ho i coglioni pieni 
solo giochiamo all'allegro chirurgo con il naso tuo bambino.
La c., ci vogliono sei post almeno.
La c. oggi compie gli anni.
E allora tanti auguri c.
Sagadero a te.

ps: nessun bambino, tanto meno il mio, è stato maltrattato per la stesura di questo post.




sabato 11 maggio 2013

il luz.



"Ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte né brucia nel fuoco. Da lì, da quell'ossicino, l'uomo verrà ricreato al momento della resurrezione dei morti. Così per un certo periodo ho fatto un piccolo gioco: cercavo di indovinare quale fosse il luz delle persone che conoscevo. Voglio dire, quale fosse l'ultima cosa che sarebbe rimasta di loro, impossibile da distruggere e dalla quale sarebbero stati ricreati. Ovviamente ho cercato anche il mio, ma nessuna parte soddisfaceva tutte le condizioni. Allora ho smesso di cercarlo."

Questo è un estratto del libro bellissimo di Grossman "Che tu sia per me il coltello".
Date credito al luogo comune
per cui
è stato questo libro a scegliere me, davvero.
Amo le librerie.
Sono in grado di passare le ore in una libreria.
Credo perfino di poter diventare inopportuna
e quasi inquietante agli occhi delle commesse costrette ad assistere
al mio lentissimo procedere tra gli scaffali,
al restare immobile
la testa solo reclinata di lato
ad osservare.
Titoli
caratteri
spessore
e poi
ehm
io li annuso i libri.
Insomma
non devo essere un bello spettacolo.
C'è da dire che compro.
Con moti di stizza di c. (... dove c. sta per mia... ma dai! scherzino...)
che lavorando in biblioteca non vede ragione all'acquisto spasmodico di libri.
Ma insomma.
Il libro.
E' mio.
Miomio.
Il mio libro.
Comunque, si diceva.
Grossman e il luz.
Mi pare di avere detto di non credere alla resurrezione dei morti; forse non l'ho detto espressamente,
ma se scrivo "dio", non credo occorra essere ancora più espliciti.
Credo però fortissimamente all'essenza.
Tantissimo ci credo.
Al nucleo
Al "the core" volendo essere un poco americani
quando sanno mettere insieme tutte le sfumature del pathos.
Solo per una cosa dissento da Grossman (... si può dire "dissentire da Grossmann", davvero?... non è un reato di qualche tipo?): il luz non è ciò che rimane di noi e mai si distrugge e che sarà di nuovo il seme da cui germoliare.
Il luz è il cuore di ciascuno di noi.
E cuore non è l'organo che ci tiene vivi
non è la sede dei sentimenti (?)
ma è il "cuore"
il nocciolo.
Una minchiata dietro l'altra per dire
che il luz è il piccolo "iovero" che ci abita.
Mi chiamo Galattica (facciamo che ci crediamo tutti... di genitori strani ce ne sono)
e sono un ammasso di sovrastrutture.
Conosco Tizio, anche lui una tour Eiffel di precomprensioni
e modi di dire e cose da fare nella maniera in cui vanno fatte.
C'è poi Ballanzone (... dai che Caio era prevedibile...) e lui ancora si sta edificando scegliendo tra i vari modelli per essere reattivo, rispondente, appealloso (quello con l'appeal).
Un sacco di roba addosso
scatole cinesi
un sacco di "di più"
Mica sto qui a dire che i "di più" siano roba brutta.
Ma ci sono.
E tutti intorno al luz
che è l'origine
la genuinità
la veritàvera.
E allora anche io faccio un poco il gioco di Grossmann e mi chiedo, guardando gli altri:
ma toglici tutto quel "di più"
... si parla per metafore eh?... poi ognuno usi l'approccio che vuole... ehm...
ma Ballanzone, chi è?
E io? chi sono?

Sappiate che ho volutamente tagliato la citazione di un paio di righe. Le più belle. Quelle che io ho trovato sconvolgenti.
E sappiate anche che io il mio luz non ho ancora ben chiaro in cosa consista né dove stia.

Ciao ai vostri Luz

giovedì 9 maggio 2013

il sonno si mangia il tempo.

Il sonno si mangia il tempo.
L'ho imparato da piccola.
Andare a dormire
ogni sera con la frenesia della vigilia.
Ogni sera
però,
non solo il ventiquattro dicembre
o dopo aver preparato quei pochi generi di conforto per santa Lucia e il suo asinello
... ragionando negli anni, alla Santa sarebbe tanto più carino offrire cibi sani e variati;
sempre polenta,
le sarà venuta pure la pellagra... eh su! è accanimento!
comunque
andare a dormire
farsi a palletta nelle coperte
strizzare gli occhi fortissimo
intermezzo di lucine (... quelle che prima o poi cominci a temere che potresti compromettere l'integrità della cornea... che per vedere le lucine, a meno che non sia un mostruoso calo di pressione, si deve schiacciare un bel poco...)
e desiderare di dormire subito e che subito sia domani.
Subito subito
subito sia domani.
Già.
Ma domani non è mica sempre Natale.
Domani non è sempre il giorno del compleanno.
Domani non è mica sempre quel giorno che la sveglia suona presto e si sale tutti in macchina e si va.
Domani non è mica sempre l'ultimo giorno di scuola.
Domani, tante volte, non è più oggi.
E allora
via
a fare la ninna.
La ninna però,
che a rimanere svegli non vale
solo di Notte si tratta,
e questa si rischia che non passi mai.
Il sonno si mangia il tempo.
Sia che si desideri che domani arrivi presto.
Sia che oggi abbia stancato e debba finire in fretta.

Buonanotte
a quelli della vigilia
a quelli dello sfinimento
e anche agli insonni
... che a conti fatti son quelli che se la passano peggio di tutti.

ps: di puro cuore. La mia amica a., oggi ha dovuto fare degli esami del sangue. E non ha avuto la fortuna di trovare un'infermiera, ma un'esperta trivellatrice.
Tanta ninna a., subitosubito a far chiudere i buchi nelle braccette.

Ciao





mercoledì 8 maggio 2013

non essere disubbidiente.

Non disubbidire.
Mai.
Come Garibaldi.
Obbedisco!
Come la Maria.
Eccomi. Sia fatta di me la volontà del Signore.
Come i bambini giudiziosi.
Sarai ubbidiente?
Si.
E gli occhi grandi di sincerità e le braccine lungo il corpo chiuse in due pugnetti che già lasciano presagire lo sforzo che l'obbedienza richiederà.
L'obbedienza agli Altri.
L'obbedienza che qualcun altro ti chiede.
L'obbedienza che è stata decisa.
L'obbedienza che è una categoria estranea.
Un dogma.
Un
è così.
Essere obbedienti.
Non vi viene da chiedervi come mai l'essere obbedienti richieda uno sforzo?
Non vi chiedete come mai si raccomandi tante e tante volte
e tante
e tante
volte di essere obbedienti?
Perché non è la tua obbedienza.
Perché è ad altro, ad Altri che stai ubbidendo.
Perché
non disubbidire è qualcosa che tu per te, probabilmente, non avresti deciso.
Altrimenti a nessuno sarebbe venuto in mente di farti una raccomandazione simile.
Allora.
Non essere disubbidiente.
Mai.
A
Te
Stesso
Però.

ps: questo post è indirizzato solo a maggiorenni sani di mente.
si dai.
altrimenti, cosa ne esce?
ciao

martedì 7 maggio 2013

il privilegio di essere un guru.

"Il privilegio di essere un guru" è un libro molto carino di Licalzi.
Ecco.
La trama del libro ci azzecca poco con quello che desidero sia il contenuto del post,
ma in qualche maniera mi consente di dire.
I guru.
Ce ne sono in giro tantissimi.
Pare che non serva un'abilitazione specifica.
Certo,
se mi fermo a pensare a un guru,
mi viene in mente una persona
piena di carisma
ma di un carisma
dolce
una persona che naturalmente vorrei come amica
una persona
che se mai dovesse darmi un consiglio così "aggratis"
non mi verrebbe
mavaiafareinculochitihachiestonulla
piuttosto
mi verrebbe da non dire un accidenti
e pensarci per il resto della giornata
se non due o tre addirittura,
alle cose che mi ha detto.
Il guru
La guru
è quello che davvero ha imparato la bellissima e difficilissima arte del sospendere il giudizio.
Che non è
non me ne frega una cippa di quello che mi succede intorno e di quello che il resto del mondo intende fare,
ma è più un
mi interessa e ne ho cura
e proprio perché ne ho cura non posso giudicare.
Il guru quindi,
si limita a guardare
a sentire
ad ascoltare
a compatire (... patire con...)
a cercare letture diverse per la medesima cosa
e poi si,
a un certo punto,
se niente va bene
e nonostante di un guru si tratti,
è concesso che non gliene freghi una cippa.
Ma ci sono tutte queste strade da esperire prima.
Invece
i guru
i tanti guru che si trovano ovunque
non sono i guru che mi aspetterei.
O magari si.
Per l'esperienza che ho,
ormai i guru sono questi qui
questa cosa che guru non dovrebbe essere.
Queste persone
solitamente
"perbene"
che si riempiono la bocca
di cosa è o non è opportuno
sempre con quell'espressione di chi vorrebbe essere umile
e per essere più credibili
farciscono i discorsi di
"ma può sempre essere che mi sbagli... ho certamente torto... magari qualcosa mi sfugge..."
e intanto
calano l'ascia del giudizio, che il clangore lo sentono fin dall'altra parte della città.
E poi ti guardano.
Che se ti lasciano mortificato e abbacchiato e con l'idea di che piccolo essere tu sia
allora
l'opera del guru è compiuta,
in un perverso gioco per cui
se ti affossano, loro guadagnano in autostima.
Ma il vero guru
quello che nemmeno sa di esserlo
e se glielo dici si che di manda a fare in culo ridendo pure,
è quello che allunga insieme a te le gambe sulla sedia di fronte
parla poco
ascolta molto
alleggerisce con quelle battute che te le facesse qualsiasi altro
ti verrebbe da dargli una scarpata nei denti
e semplicemente c'è.
Empaticamente.
E una volta che gli hai rotto i coglioni
che sono guru mica martiri
"magari ne parliamo ancora un'altra volta".
E tu sei
meravigliato di quanto qualcuno ti sia stato a sentire
senza che si senta in diritto di
"e ora ti dico cosa devi fare... cosa non avresti dovuto fare..."
Amo i guru inconsapevoli
e a quegli altri
gli sputerei in un occhio.
Fatelo anche voi.
Oppure
quando attaccano la litania del
"ma potrei sbagliarmi... sicuramente ho torto io..."
un bel
"credo proprio che sia così"
E la finiamo lì.

ps: questo post l'ho riletto un paio di volte anche io.
Ad aggiustare l'ortografia, non la sintassi...
posso sempre dire di ispirarmi a Joyce o_O
e mi sono meravigliata da sola.
Non per quanto sia ben scritto,
ma perché mi sono resa conto che mi aspettano un sacco di sputazzi negli occhi.
Che sono una guru della peggior specie io.
Prendete bene la mira e niente di personale, se mi scanso.
Solo schifo.
Ciao


lunedì 6 maggio 2013

le cose che mi piacciono.

Subito quelle banali e evidenti.
Scrivere
e leggere.
Immaginare di vivere di ciò che scrivo
e vivere scrivendo.
Mi piacciono gli smalti.
Un po' meno "mettereglismalti"
perché è un'operazione che si trasforma in 
applicare
ma che bello!
attesa mai sufficiente
controllo
catzo!
era bagnato
rifare
e così fino a che al posto delle unghie non ho carta velina 
che lo smalto diventa una cementite necessaria se non voglio ritrovarmi con delle falangette nude e ipersensibili
bleach!
secondo finale
(... un po' come un post-game... chi se li ricorda il libri-game di modissima negli anni ottanta?...)
un po' alla Esopo:
mph! che questo smalto fa pure un po' cagare e le mie unghiette sono belle così, nature.
Bugia immane.
Le mi unghiette sono orride. Ma di cosa non ci si convincerebbe pur di avere ragione.
Onico-excursus concluso.
Mi piace hello kitty
e mi piace quando mi fanno notare che a trentadue anni
questa cosa ha un che di inappropriato.
Mi piace avere la trousse che non si chiude per la quantità di vezzi che contiene.
Ve l'ho detto che me l'hanno rubata solo due giorni fa? Nooooooo?!
Ecco.
Mi piace il luccichio
generalizzato
meno che quello delle stelline in un notturno  cielo terso.
Mi piacciono i temporali quando io sono già a letto e a ogni tuono
divento di più un tutt'uno con il cuscino e la coperta.
Mi piace poter indossare i sandali.
Mi piacciono i bracciali.
Tanti
pacchiani
con le borchie.
Mi piace poter passare per quella che non sono
e realizzare che magari sono proprio quello che gli altri immaginano
e toh! chi l'avrebbe mai detto.
Mi piace essere sorpresa e sorprendermi.
Mi piacciono gli incanti.
Mi piace tagliare
tingere
stirare
arricciare
i capelli.
Mi piacciono i lucidalabbra.
Mi piace ascoltare la musica.
Mi piace ballare.
Non mi piace cantare, ma alle cose che non mi piacciono un altro post.
Mi piacciono gli animali.
Tutti.
Mi piace bere la birra con la c. e ridere forte se ci chiamano "le sorelle Forst".
Mi piacciono i miei essere immondi.
Che sono immondi e belli.
Quindi un'altra volta.
Mi piacciono i tatuaggi  e piercing e farli quando mi dicono che sarebbe meglio di no.
Mi piace contraddire. 
Meno essere contraddetta.
Mi piace la Baba Yaga.
Mi piace il mare
se non devo entrarci
e la montagna 
se le passeggiate sono facili e ci sono i cavalli a cui dare le mele.
Mi piacciono gli appartamenti piccoli ma che fanno casa.
Mi piacciono i prati 
e le coperte stese sui prati
e le scarpe slacciate lasciate scomposte un po' fuori e un po' sulla coperta
e le battute sui piedi che puzzano 
che fanno gli amici
quando ci si accampa
per passare quelle giornate che mi lasciano stanca di sole
chiacchiere
risate
del troppo che si è mangiato, perché il rischio è che ce ne sia sempre troppo poco,
e dire minchiate.
Mi piace guardare la tv che di minchiate ne dicono anche lì. Tante.
Mi piace andare a dormire
e preparare i sogni.
Mi piace
guidare.
Mi piace pensare che farò dei bei viaggi.
Mi piace depilarmi.
Mi piace il rossore che rimane sopra il labbro superiore dopo aver fatto la ceretta
... ebbene si. non sono una bellanaturale...
Mi piace svegliarmi
contare fino a cento
e poi alzarmi.
Mi piacciono un sacco di cose
e mi piace vedere che sono tante davvero e 
che per ognuna che scrivo
un'altra me ne viene in mente.

domenica 5 maggio 2013

non è facile.

Non è facile.
Fare la blogger.
Santocielo due settimane oggi (e google mi ha indicizzata!... e sono soddisfazioni...)
e già sono qui che "piango la merenda".
E' che.
Davvero non è facile.
Mi piace un sacco, però.
Soddisfa la vanità,
placa le paranoie
invita all'introspezione,
ammansisce i furori.
Scrivere è bello.
Scrivere immaginando che altri leggano è più bello. 
Scrivere immaginando che altri leggano e trovino pure "lemiecose" (ehm...) interessanti,
è esaltante.
E più scrivo più scriverei.
Assolutamente corrispondente alla compulsione.
Le cose che mi piacciono, finisce che mi ingoiano.
Diventano loro me e io loro.
In un' indistinzione tra l'ossessionata e l'ossessione.
E la mia difficoltà è qui.
Che continuerei.
A scrivere.
Ma devo darmi la disciplina.
Un po' perché ho anche altro da fare
e un po' perché temo il ripetermi.
Rifuggo la ridondanza,
non mi piace l'idea di diventare scontata.
Quindi mi sono imposta la sospensione.
Eppure in testa ho continuato a scrivere.
E a immaginare.
Fare progetti.
Piccoli progetti.
Progetti sciocchi.
Progetti che alle volte mi guardo da fuori e mi pare di essere una bambina quando fantastica su cosa farà della propria vita
e immagina che non ci siano limiti.
Che basti desiderare fortemente,
a metà tra Cenerentola e la bimbetta che riceve per Natale lo schiaccianoci che poi la porta a ballare nel pese dei dolci
(... l'abbiamo letta solo io e la c. la versione della storia dove c'è la Regina Prugna Candita?...).
Mi piace questa esaltazione.
Mi piace stare qui.
In questo spazio che non c'è,
dove io vengo e faccio quello che mi pare.
E mi fa tanto piacere che mi facciate visita.
Magari uno di questi giorni mi organizzo
e metto all'ingresso uno di quelli zerbini orridi
ma che fanno subito casa.
Se preferite,
va bene anche scalzi.
Ciao.



venerdì 3 maggio 2013

forse sono una criminale.


Gemelli
21 maggio - 20 giugno

Nella canzone Empty, Ray LaMontagne dice: “Ho guardato i miei demoni negli occhi. Mi sono scoperto il petto e ho detto: ‘Fate del vostro meglio per distruggermi. Sono stato all’inferno e sono tornato indietro tante volte che ormai cominciate ad annoiarmi’”. Non mi dispiacerebbe se lanciassi un messaggio simile ai tuoi demoni, Gemelli, ma se fossi in te eviterei di dire “fate del vostro meglio per distruggermi”. Guardali nei loro occhi vitrei e digli: “Mi avete annoiato, non voglio più saperne di voi. Addio”. E poi allontanati per sempre.

Ecco.
Io non lo so se sto commettendo un furto o cose del genere.
All'oroscopo io non credo.
Non posso immaginare che il quadro astrale (... ma un pochino di gergo lo mastico, eh?...) presente il giorno della mia nascita, condizioni parti di me.
Ancora più difficile mi è pensare che costellazioni e pianeti transitino sopra la mia testa
come giganti veggenti.
No.
Le stelle sono lì, bellissime o terrificanti, dipende dai punti di vista.
Io ve lo dico, poche cose mi fanno paura come un cielo terso e pieno di stelline.
Ma questa cosa, magari, ve la racconto un'altra volta.
Però... che paura.

Poi capita che la c.
(la già nota c., mia sorella, la mia Virgilio personale per un sacco di cose)
legge "l'Internazionale".
Va detto che la c.
è un misto tra una wicca
una guerriera shambala
una sostenitrice della decrescita felice
una transizionista
una contadina
e una sacerdotessa dei culti pagani.
Questo per dire
che del "l'Internazionale" segue anche l'oroscopo.
E comincia ad inoltrarmi le letture che questo Signor Breszny fa dei segni zodiacali.
Si deve riconoscere che il suddetto Signore, è proprio bravo.
Che ne sa di un sacco di roba oltre all'astrologia, pare.
Arte
Cinema
Libri
Canzoni
Antiche civiltà.
Tutta roba (anche) sua.
E tutta roba che riesce sapientemente a declinare sulle stelle e sui pianeti.
Quindi Breszny, è proprio bello da leggere.
Anche per una "senza stelle" come me.
Oggi Breszny mi fa l'assist perfetto.
Ma davvero.
E allora
'ste stelle
cosa sanno di me?
Faccio bene a diffidarne,
che queste se ne stanno a milioni di anni luce di distanza
e mi vengono a raccontare di me.
Ballando
cambiando disposizioni
scegliendo altre lune
e altri soli
e altre case in cui andare a stare,
parlano di me.
C'è n'è d'aver paura o no?
E, maledette,
mica mi vengono a parlare di orizzonti sereni,
mica raccontano di cuspidi e trigoni che si prendono sottobraccio e ballano il sirtaki,
no.
Demoni.
Demoni.
Capito?
E io cosa dovrei fare secondo le luccicanti signorine?
Affrontarli.
Cosa faccio?
Tipo Sailor Moon?
Invoco il potere della luna e delle stelle,
mettiamoci pure Marte che è il mio pianeta,
e poi sfodero qualche effetto speciale
a ridurre i
ehm
Demoni
in cenere?
No.
Con un celeste aplomb
guardarli negli occhi e
dire
fuori dai coglioni, grazie.

Ci provo.
E vi faccio sapere.
Ciao.

giovedì 2 maggio 2013

il significato delle parole.

Vocabolario alla mano
a cercare il significato delle parole
alzare gli occhi dal vocabolario
guardarsi intorno,
e riabbassarli sul vocabolario a rileggere i significati delle parole.
Che probabilmente mi sono sbagliata.
Quanto tempo della vita passiamo a parlare?
E in tutto questo parlare
quante cose diciamo davvero?
Che parlare e dire
sono due cose diverse.
Diverse davvero.
Vorrei dire adesso.
Ho un grumo nella pancia,
ma nemmeno nella pancia,
appena sopra
dove la cassa toracica dovrebbe espandersi a fare dei bei respiri profondi
e sono tutte le cose
tutte le sensazioni
anche le frustrazioni.
Eppure non sono capace.
Perché d'improvviso mi mancano le parole.
Perché ero certa avessero dei significati
e poi invece vedo che
devo essermi sbagliata.
Altrimenti non si spiega.
Davvero non si spiega.
O il vocabolario va aggiornato
e insieme a lui
l'intendere comune,
oppure
santocielo
non so come dirlo.
La farò breve.
Penso a chi si nasconde dietro ai significati delle parole.
Di più.
Chi questi significati pretende di insegnarli ad altri
e farne per loro stessi un grande merito.
Perché poi, a ben guardare,
capisci che non stanno dicendo davvero.
Solo parlano.
Parlanoparlanoparlano.
Ma cannano il significato alla grande.
Eppure proprio di quella cosa parlano.
...
Ma magari hanno sbagliato a leggere pure loro.
Magari si.
Sarà la presbiopia
e i vocabolari si sa,
sono scritti piccoli.
Piccolipiccoli.

mercoledì 1 maggio 2013

Oggi no.

Oggi no.
Ma sono leggermente ossessivo compulsiva
e scorrere il blog
e vedere che sono stata tanto puntuale in questi suoi primi giorni di vita,
(addirittura eccessiva con i due post di lunedì scorso)
vedere che qualcuno che legge c'è,
immaginare che qualcuno che venga a sbirciare ci sia
ecco
oggi no, che davvero non saprei che scrivere,
diventa
e invece si.
Approfitto per un paio di informazioni di servizio.
Alcuni amiciparenti che leggono il blog
e qui corro un grande rischio andando incontro allo svelamento di un'incognita...
e se fossero solo amiciparenti quelli che leggono?
comunque
alcuni amiciparenti
dicono di avere difficoltà ad inserire i commenti.
Allora
da un pochino narcisetta quale sono
anche solo scrivere potrebbe andare bene
e immaginare stuoli di lettori
ma,
come per i pensieri fatti per se stessi e non condivisi (vedi: la genesi delle paranoie)
anche scrivere su una piattaforma pubblica
e andare dichiarando che in fondo
anche se nessuno commenta
chisseneimporta,
è piuttosto dicotomico.
Quindi
fate una prova
lasciate traccia di voi.
Insomma
funziona il blog vero?
Vero?!
Grazie
e ciao

martedì 30 aprile 2013

cof cof!

Cof cof!
chi è che tossisce?
...
cof! cof!
Ah! Tu. E dove l'hai presa questa tossaccia?
cof! cof! non è tosse. Sono allergica.
...
E l'allergia dà la tosse?
cof! cof! Può darla, si. A me, che sono un'esemplare allergico completo, la dà.
cof! cof!
cof! cof!
Prendi l'antistaminico.
L'ho preso. Cof! Cof!
Allora non è allergia.
o_O
...
mi sa di no.
e allora cos'è questa tosse stizzosa e grattolina che si fa sentire più di quanto non faccia io?
che rompe il silenzio
e anche le balle?
ops.
che devo dire
la tosse mi mette di malumore
soprattutto quando non si giustifica con ciò che supponevo.
Non è un male di stagione
non è allergia
...
mi deve essere andato qualcosa di traverso.
Mi sa di si.

ps: segnalo che l'onomatopea in inglese "cough cough" è il titolo di una canzone molto bella degli everythin everything.
e "cough syrup" (che non mi serve, visto che la mia è la tossedellastizza) quello di una degli Young the Giant.
...se vi interessassero ve le cercate su you tube da soli? che sono un blogger un poco giurassica, grazie...
La tosse non passa ad ascoltarle. Ma il giramento dei sentimenti (per non dire balle, che sono "perbene"), si.

c..iao.
pensavate che tossissi, eh?

lunedì 29 aprile 2013

la bolla.

Due post in un giorno.
Troppi.
Da persona egocentrica.
Compulsiva.
Autoreferenziale.
Oppure.
Superficiale.
Di chi deve distogliere il pensiero.
In fretta.
In maniera improrogabile.
In maniera necessaria.
In maniera che
se non lo faccio rimango sveglia tutta la notte a cercare la maniera di sospendere le paranoie.
Et voilà!
Alle 22.56, dice ora il mio pc
salto fuori io.
Non è che proprio salto
ora come ora non me lo potrei permettere
ma eccomi.
Di cosa dire?
La bolla.
Non la so spiegare bene la teoria della bolla stasera,
sappiate che c'è.
Appena generata.
Messa lì che non te la saresti aspettata in una sera così.
Che avresti voluto dire
fermi tutti!
Taci un po' che nemmeno sto pomeriggio ho scritto delle frivolezze e del volere frivoleggiare.
Ma
A voi vi ascoltano quando chiedete?
Ecco.
Stasera è andata così.
Che è saltata fuori la bolla.
Va bene.
Genero bolle
non è un problema di meteorismo... è qualcosa di più :)
vi avevo detto delle faccette nelle mail
visto che non erano balle?
Bolle balle
è troppo tardi per queste robe qui.
Buonanotte.
Dormo.
Sognando di balle e di bolle
e pregando che il meteorismo non mi colga mai.
E mai nessuno di voi.
Notte.

frivolezze.

Mi sono riletta.
(che vanitosa!)
E
santocielo
mettici che oggi piove
mettici che piove da enne mesi ormai
mettici che non sono proprio tutta uno splendore nemmeno dentro,
mi è scesa addosso una cappa di prostrazione che "diocenescampieliberi".
Urge distogliere il pensiero.
Ridirezionarlo su binari meno accidentati.
Assecondare la leggerezza.
Assecondare presuppone che la leggerezza già esista.
Qui si tratta di andarla a tirare fuori da dove si è cacciata.
Ma oggi alleggerisco.
Alleggerisco e torno in superficie.
Mi piace la superficialità
e mi piacciono le sue declinazioni.
Mi piacciono anche le persone superficiali.
Quelle che lo sono davvero. Non chi si atteggia a...
Mi piace l'idea di rimanere lì, a pelo d'acqua e galleggiare.
Stare così senza disperarsi alla ricerca di una direzione
senza affannarsi a tenere il controllo.
Lì.
Galleggianti.
Piccole boe che ballonzolano.
E non ci pensano.
Ecco.
Voglio essere frivola.
Raccontare delle mie frivolezze.
Che chi mi legge e non mi conosce, magari mi immagina come Martedì Addams,
non solo decadente
sepolcrale addirittura.
No.
Proprio no.
Io sono tutta luccichii
bracciali con le borchie
glitter a profusione
unghie colorate
il mio cellulare è quello in edizione limitata di hello kitty
sono una che quando attacca a ridere smette solo se il rischio di una lacerazione ai muscoli addominali è un'eventualità più che probabile
faccio le vocette
imito le persone che conosco
con le mie amiche migliori parlo di depilazioni
(e pettegolo su chi non si depila)
metto i cuori sugli sms e le faccette nelle mail
insomma
io frivoleggio
e quando lo faccio
è bellissimo
sto benissimo
...
noto che le frivolezze e l'essere frivole
favoriscono l'uso di superlativi assoluti
io per natura
dei superlativi assoluti diffido
come delle persone che sorridono sempre e che sempre
come stai?
benissimo!
ma oggi
non ci penso
oggi galleggio.


domenica 28 aprile 2013

la domenica.

Vale ancora dire che
la domenica è il giorno dedicato al riposo?
Che poi il riposo ciascuno lo declina alla propria maniera.
Che sia farsi ore in macchina alla ricerca di un'illusione vacanziera
o rimanere a letto senza interruzioni
indispettiti perfino da quelle necessità fisiologiche quali, ad esempio, fare la pipì.
Quanta diversità.
Quanto altro.
E' proprio vero che viviamo chiusi nelle convenzioni e nei codici.
Chi era quell'animo illuminato che diceva
la sedia è tale solo perché la chiamiamo così ?
... e forse non era nemmeno la sedia, forse era una mela... non mi ricordo...
forse non l'ha mai detto nemmeno nessuno e io solo ho in mente il mio professore delle superiori
che tentava invano di convincerci che l'essenza spesso non corrisponde a ciò che ci hanno insegnato, ciò che per comodità abbiamo battezzato in una determinata maniera.
Anzi a pensarci bene, l'essenza di ciascuna cosa con cui veniamo in contatto la decidiamo noi.
E allora, davvero è limitante vivere nelle convenzioni e nei codici.
Ma pare sia necessario.
Non so perché mi viene in mente anche Platone e il Demiurgo.
Ma non è un discorso da domenica.
E io volevo solo dire,
è che poi sono andata dietro ai pensierisparsi,
che la mia domenica è cominciata
concludendo di leggere un bellissimo libro di Palahniuk, "Soffocare"
e l'epilogo mi è piaciuto talmente tanto che volevo condividerlo.
E non perché sia generosa
in realtà si tratta di un'abile trabocchetto per vedere se qualcuno ha voglia di commentare e cominciare a fare la sua "altritudine" (traduco con "essere l'altro"... mi piacciono i neologismi)
insomma, riporto qui di seguito:

"Passiamo la vita a farci dire dal mondo cosa siamo.
Sani di mente o pazzi. Stinchi di santo o sessodipendenti. Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.
A lasciare che sia il passato a decidere del nostro futuro.
Oppure possiamo scegliere da noi.
E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito.
(...)
E' un po' inquietante, però eccoci qui: i Padri Pellegrini, gli scoppiati della nostra epoca. Cerchiamo di creare la nostra realtà alternativa. Di costruire un mondo partendo dalle pietre e dal caos.
Cosa ne verrà fuori, non ne ho idea.
(...)
E forse saperlo serve a poco.
Qui, in mezzo alle rovine e al buio, quello che stiamo costruendo potrebbe essere qualsiasi cosa."

Buona domenica,
qualsiasi cosa della domenica facciate,
a voi.

sabato 27 aprile 2013

james frey.

Va detto che la c.
(dove c. sta per "mia sorella")
ha un fiuto incredibile per i libri.
La c. vive in mezzo ai libri quasi da sempre.
La c. sceglie libri molto spesso impopolari (non nel senso di "ma che brutto libro impopolare", ma nel senso "e dove saresti andata a prenderlo sto libro qui?")
e quasi mai sbaglia.
Quasi mai.
La c. decide quali libri io possa o non possa leggere.
Di più.
Quali libri io debba o non debba leggere.
... non sono sempre una discepola scrupolosa, però le do più di qualche soddisfazione...
La c. l'anno scorso aveva sullo scaffale in cucina, un libro stropicciato dell'acqua che uno dei suoi "enne" bimbetti aveva rovesciato.
La c. vede che io prendo il libro.
La c. me lo toglie di mano e dice
"Non lo puoi leggere questo libro qui. Non adesso."
Ora.
Non lo puoi leggere questo libro qui. Non adesso.
è come dirmi
se vuoi te lo presto.
Ma siccome io della c. mi fido e so che lei ci vede lungo, lascio che rimetta il libro sullo scaffale
e simulo anche un certo disinteresse.
La c. che non si mangia la foglia del malcelato disinteresse, torna a casa dal lavoro e mi porta un libro
che
"Comincia da questo."
E io comincio.
E comincio da
"Buongiorno Los Angeles" di James Frey e mi innamoro.
Capita che quando mi innamoro divento compulsiva.
L'estate precedente avevo avuto una liaison appassionatissima con un certo Pennac di cui nulla mi è rimasto sconosciuto.
Insomma.
Anche di Frey mi innamoro.
E di Frey mi mangio tutto come se non ci fosse un domani.
E l'unica disciplina che mi impongo è quella di tenere per ultimo il
"Non lo puoi leggere questo libro qui. Non adesso.", che Frey ha intitolato "L'ultimo testamento della Sacra Bibbia".
Non vorrei tediare oltre.
Solo dico
che Frey è un genio.
La genialità sta nel fatto che scrive davvero.
Cioè.
Scrive che nemmeno ti pare di leggere.
Hai l'impressione di essere seduta vicino a lui che ti racconta.
E le cose che dice le senti.
Che siano dolorose
(va detto che non si distingue per essere una persona "immediatamente positiva", il buon James)
che siano una semplice descrizione, un solo dire, le senti.
E io ritengo che Frey sia una lettura necessaria.
E quindi spargo il Verbo.
Come la c. ha fatto con me, io faccio con voi.
Che la buona novella vi raggiunga e via aiuti nella masformazione.
Amen

ps: vi segnalo, per il puro gusto di farlo, che la c. una volta crede di aver fallito in maniera irreversibile regalandomi per il mio compleanno "Le case degli altri" della Picoult, innescando una compulsione che non si è esaurita finché non ho letto l'ultima riga dell'ultimo libro della suddetta autrice, esistente.

stupite pure della mia eterogeneità di letture. c'è n'è da dire. magari un altro giorno.
Adesso fate spazio a Frey.

Ciao

venerdì 26 aprile 2013

che felicità, my happiness.

Creamy lo cantava.
Lei.
Con i suoi capelli lilla acconciati in quel modo improponibile e il vestitino che chissà come mai il Moige non avesse nulla da ridire.
La felicità.
L'essere personefelici.
Quanto meno persone che si impegnano ad esserlo.
Ma.
Mai considerata l'idea che come nasciamo con il gene che determinerà la statura, il colore degli occhi, la sericità dei capelli... e tutti i dettagli fisici, si possa nascere con il gene o meno della felicità?
Io me lo chiedo.
E di più.
Io sono convinta che solo alcune persone possano aspirare alla felicità nella vita.
E sono convinta che la felicità non dipenda dal tuttointorno.
Sono certa, che gli eletti, abbiano dentro loro stessi una sorgente di gioia.
Che zampilla e bagna di sereni getti la loro anima.
E li fa felici.
O quanto meno, pronti e recettivi alla felicità.
Come mai una persona (quando per "una persona" intendo me, nel caso specifico) passa parte del proprio tempo a tirarsi simili seghe mentali?
Perché a questa persona viene chiesto di essere felice.
E di più.
A questa persona si rimprovera di non essere felice.
Come se la felicità fosse una libera scelta.
Si.
Forse.
Forse si potrebbe dire
"scelgo di essere felice".
Forse durerebbe un giorno.
Forse una settimana, volendo essere proprio ben disposti.
Forse ci si sfinirebbe nello sforzo di mantenere un elevato e adeguato standard di felicità.
La felicità non è roba per me.
Questo non significa che io non sappia divertirmi, che non voglia divertirmi.
Solo.
Io non credo di avere il gene della felicità.
Sono decadente.
Non dal punto di vista fisico. Mai come in questo periodo sono tutto fuorché decadente.
(nota di ironia facile. sorridiamo tutti.)
Sono incline alla malinconia.
Ma soprattutto.
Allo struggimento.
E ho tutto perché si possa pretendere da me che io sia una persona felice.
Probabilmente è addirittura irritante agli occhi di molti, che io liberamente dica di non essere felice.
E io voglio dire di non essere felice.
E desidererei che questo non fosse vissuto come una bestemmia o il non riconoscere le fortune che indubbiamente ho.
Non vorrei che il mio tuttointorno, lo vivesse come un'essere irrispettosa e irriconoscente.
Io non sono nessuna di queste cose.
Non sono irrispettosa.
Non sono irriconoscente.
Non sono capricciosa.
Non sono egoista.
Non sono difficile.
Non sono nemmeno romantica.
Quindi.
Creamy può cantare anche a sguarciagola, dimenticando la grazia con la quale l'hanno disegnata; che io alla puttanata che tutti possiamo essere felici non ci credo.
E voglio poter dire di non essere una persona felice.
E che la mia malinconia non sia cosa di cui indignarsi.
Grazie.

ps: vedo che il Moige nasce nel 1997. Come dire. A Creamy è andata bene perché è datata.

giovedì 25 aprile 2013

masformazione!

Si.
La masformazione.
Concetto sottilissimo e come tale solo una mente eccelsa e geniale poteva svilupparlo.
Quella di un bambino.
Un piccolo bambino di sei anni all'epoca.
Un piccolo bambino con la testa piena di riccioli, gli occhi grandi grandi che se li guardi troppo a lungo ti ci perdi.
Un bambino che mi ha illuminato facendomi vedere i suoi calzini di "ben ten" e spiegandomi
"... che lui, sai, si masforma."
E il seme della masformazione è stato gettato.
Ed è rimasto lì per un tempo lungolungo.
Usciva quando si voleva ridere.
Che i bambini fanno ridere.
Ma, accidenti, sono geniali e profondi come pozzi.
E inconsapevoli dell'intensità che hanno.
Perciò bellissimi.
Masformazione.
E l'angolo della bocca si solleva che un sorrisino scappa.
Ma cosa ridi della masformazione?
Quando quegli occhietti di creatura selvaggia ti guardano e il piede è teso con la punta meglio di una ballerina, che tu possa vedere bene?
Perché masformazione fa ridere.
E perché fa ridere?
Adesso accompagnatemi che altrimenti io mi sento anche un cicinin perversa e oscena.
Masformazione...
"... perché lui, sai, si masforma."
Ehm.
Lui.
Sai.
Si.
Masforma.
E potrebbe pure masformarsi anche una lei.
La masformazione e la masturbazione.
Ecco.
Seguitemi.
Non mollatemi adesso.
Il concetto è sottile ed è bellissimo.
E viene da un genio pieno di riccioli.
E ieri, l'idea della masformazione mi ha tirato fuori da un buco fondo dove ero cascata.
Perché masformarsi è trasformarsi con piacere.
Trasformarsi traendone godimento.
E' trasformarsi e uscirne che è pure stato bello.
Santocielo.
Ma io, il genio riccioluto lo amo e gli sono per sempre riconoscente.
Perché, chi l'ha detto che i cambiamenti devono essere dolorosi?
Perché questa idea un po' dantesca che "uscimmo fuori a veder le stelle", ma prima ci si è fatti tutto l'inferno e il purgatorio?
Partendo pure da "una selva oscura".
Cioè.
Premesse peggiori non ce n'è.
E invece io voglio masformarmi.
Io mi masformo.
E mi godo pure il viaggio.
E pazienza se ci vorrà tanto.
Tutto tempo investito ad affinare la tecnica.

Buona masformazione.
A tutti.

mercoledì 24 aprile 2013

ri-conoscere

La teoria del ri-conoscere
comincia a prendere forma consapevole più o meno ad agosto dell'anno scorso.
Serata giusta probabilmente.
Si deve dire che l'inquietudine c'é da un poco.
La sensazione che qualcosa stia succedendo senza che davvero io riesca a capire cosa.
La netta impressione che un movimento emotivo sia cominciato, ma i contorni e la dimensione reale mi rimangano estranei.
Poco lusinghiero da ammettere.
E' in programma una cena quella sera li.
Tante persone quindi.
Buon cibo.
Bella compagnia.
Vino.
Birra.
E vino.
E birra.
E probabilmente ancora vino e ancora birra.
E poi lei.
La musa.
Quella che rende la mia teoria esplicita.
Quella che porta l'intuizione del riconoscere fuori dalla dimensione puramente...
come si dice...
ri-conoscere c'è già
solo è chiuso in una supposizione.
Ma nemmeno.
Proprio manca dell'essere reso evidente.
Manca di diventare consapevole.
C'è.
E lo sento.
Ma non lo so dire.
E lei.
Mi regala le parole.
La teoria del ri-conoscere è tutta qui.
Immaginatevi i fatti
e nel caso in cui foste dei ri-conoscitori, tutto vi sarà chiaro.
(... santocielo, che frase da guru. diversa non mi veniva.)
La cena è più o meno cominciata.
Tutti arrivano alla spicciolata.
Conosco ogni invitato.
Lei no.
E quando arriva, io corro a fare gli onori di casa.
Sono, vorrei essere (forse anche no) una "personaperbene"; ma questa cosa ve la dico un'altra volta.
Insomma.
Io la guardo.
Ed ecco.
La ri-conosco.
Senza conoscerla.
La ri-conosco.
Ed è un'emozione fortissima.
Al di là dell'empatia.
Al di là degli interessi che possono accomunare.
Io l'ho guardata e l'ho riconosciuta.
Perché non sono solo minchiate.
Ops! Vabbeh.
Tutte quelle teorie sul guardare, sull'incontrarsi, sulle corrispondenze che si rendono evidenti senza che le si cerchi.
E non è romanticismo.
Per dire.
Non credo all'anima gemella.
Ho una teoria tutta personale anche al riguardo.
E chi ne è messo al corrente dice che raramente ha sentito qualcosa di più egoista... ma è un'altra questione ancora.
Esistono le affinità emotive.
Esistono le energie.
Le sinergie.
Ma soprattutto esiste la storia che ciascuno di noi si porta addosso.
E' inutile dire di no.
Certe storie, danno spessore e densità differente.
E queste cose si vedono.
Addirittura si annusano.
Tutta la mia comprensione qual'ora mi consideriate pazza.
Può proprio darsi che lo sia.
Ma la storia che ciascuno di noi ha
colora gli occhi
e da loro profondità differenti.
Determina la maniera in cui una persona vive lo spazio attorno a sé.
Tutte cose che il ri-conoscitore doc (mettiamoci l'ironia, che se mi prendo troppo sul serio... altro che divinaparanoia!) coglie.
La cosa grandiosa è che ri-conosciuto una volta, non si smette.
E non è sempre bello.
Non è sempre facile.
Perché ri-conoscere ti chiede prima di tutto di aprire gli occhi su te stesso.
Quando ri-conosci inevitabilmente ti chiedi perché.
Cosa.
Cos'è che ti rende tanto evidente, tanto presente, qualcun altro.
E, qui divento melodrammatica a tratti tragicomica, ri-conoscere solitamente, prende strade dolorose.
...
molto bene!
che bel sole oggi, eh?






martedì 23 aprile 2013

di dio.

Ma chi se ne importa.
Giusto.
Obiezione più che opportuna.
Che poi, non "ma chi se ne importa" di dio, ci mancherebbe, io mica voglio urtare nessuno.
Ma "chi se ne importa"  di quello che io penso o non penso di dio.
E' che, davvero esistesse, forse se ne starebbe nello spazio siderale anche lui e magari potrei incontrarlo;
aggiungiamo che mi capitano delle cose che mi fanno pensare e pensare
... e pensare per se stessi è brutto oltre che malsano:
a pensare per se stessi e basta nascono le paranoie, ve lo dico, fidatevi.
Insomma: di paranoie ne ho già abbastanza, una divinaparanoia vorrei evitarla e quindi io scrivo
di dio.
Precisazione necessaria.
Io sono di tradizione cristiana-cattolica quindi di quel dio io parlo.
Un dio che genera
decide
predestina
perdona
(solo se il pentimento è autentico e prima, magari, ti ha fatto vedere i sorci verdi)
e un sacco di altre facoltà che solo dio ha e per le quali tanti lo venerano e ci si affidano.
Affidarsi è bellissimo.
Quando l'affidamento è davverovero, tipo quel gioco che si faceva da piccoli "lasciati andare che io sono qui dietro di te e ti prendo... non guardare! ti giuro che ti prendo!", è fantastico.
Che bello affidarsi.
Affidarsi però può diventare anche tanto comodo.
Quando comodo non è confortevole, ma comodo perché non è difficile, semplifica.
Aiuto. Sto elucubrando, lo so.
Penso per me stessa e non ne usciamo.
Dico.
Affidarsi è da gran paraculi. E qui mi perdonerete.
Che la parola "dio" e quell'altra di cui sopra fanno un po' a cazzotti mi accorgo.
Scusate.
Scusa papà se leggi, anche tu mamma.
Scusate chi si sente offeso.
Ma insomma.
Lo dicevano pure gli illuministi e tanti dopo di loro.
Il libero arbitrio.
Nemmeno di libero arbitrio si tratta.
In questi giorni io penso un sacco agli uomini e alle donne di fede, quelli proprio di "buona volontà" , quelli che davvero ci credono che dio muova ogni loro passo, che dio vigili, che magari li metta pure un poco alla prova ma sempre con un occhio attento e di riguardo.
E mi accorgo che fanno di dio un alibi.
Diventa una scusa.
Demandano.
In tutto vedono la mano divina e credendo in chissà quale disegno imperscrutabile, tutto ammettono.
Ma soprattutto.
Di tutto si sentono legittimati.
Ecco l'inghippo vero.
Che dio diventa il grande lascia passare.
E contemporaneamente la scusa più grande.
Un oppio. Una benda spessaspessa sugli occhi.
Mi hanno insegnato, o forse questo è ciò che avevo capito con la mia testina di bambina, che dio scaccia la paura.
Che dio cura e recupera le anime perse.
A me pare invece che tante anime si perdano dietro a queste idee.
Quando la Vita si fa densa e camminarci in mezzo diventa un poco difficile, ecco dio.
E adesso basta.
Che divento noiosa.
Ma soprattutto mi arrabbio e mi intristisco.
Sono ancora lontana dallo scacciare la divinaparanoia.
Ma imparo.
Vero che si impara?
Ciao



lunedì 22 aprile 2013

gli Altri.

Gli Altri.
Che entità strane.
Sono strani davvero, gli Altri.
Capitano queste cose stranissime.
Di incontrare qualcuno di sconosciuto e...bam!... improvvisamente sentire.
Qualcosa che ti arriva fortissimo da una sorgente davvero ignota.
E si rimane smarriti.
Interdetti.
Ci si guarda intorno straniti, alla ricerca di cosa è stato, da dove sia mai venuta quella sensazione fortissima.
Dai che lo sappiamo tutti di cosa sto parlando.
Anche Grossman lo dice.
L'avete mai letto il bellissimo libro "Che tu sia per me il coltello" ?
Lo dice proprio anche lui.
"Perché a volte, nei momenti più impensati, per strada puoi sentire l'anima lacerarsi, catturata nella storia di qualcuno che ti è appena passato accanto."
E' vero.
E' verissimo santocielo.
Gli Altri.
E poi il conoscere.
Che è diverso dal ri-conoscere.
Ma qui si apre un capitolo intero.
Ci potrei scrivere le pagine.
E siccome la mia teoria magari è un poco folle e cervellotica insieme, me lo dice qualcuno che passa di qui e magari legge, cosa ne pensa?
Apritemi la porta dei vostri cieli.
Fatemici fare un giro.
Che poi io elucubro.
E genero pensieri.
E insieme ai miei pensieri nasco anche io.
E comincio ad alzarmi un poco dalla terra dell'aia in cui razzolo.
Alla conquista di dimensioni nuove.
Allora, Altri, fatevi avanti.
Fate anche di me, un'Altra.
Che magari
Altra
e poi Altra
Altra
e Altra ancora
salta fuori me.
Ciao.

domenica 21 aprile 2013

ecco.

Che un pochino mancano le parole.
Assolutamente mancano le corrispondenze.
Alternando momenti di puro delirio, euforia, onnipotenza orgasmica, a buchi così profondi che non si sbatte mai.
E allora Galattica e allora stallastellina.
Entrambe me.
Tutte e due contorni.
E solo alcuni.
E sono pochi.
Probabilmente limitanti.
Confortanti senza che davvero confortino.
Che darsi delle dimensioni rassicura e ingabbia.
Cercare le forme.
Tracciare la propria, con la paura che diventi definitiva.
Stancarsi di non averne una "davverovera".
Io non so se possa interessare.
Forse può servire.
Prima di tutto a me.
Che sono Galattica.
Presuntuosa.
Presupponente.
Altrove.
Ostinata.
Faticosa e affaticata.
E sono stallastellina.
Piccola.
Emotivamente analfabeta.
Tendente al cercare nascondigli.
Chiusa nella mia piccola aia a guardare il cielo, naso in su.
Dal pollaio allo spazio.
E il passo non è breve.
Quindi.
Io parto.
E se vi va di venire, scriverò.
E leggerò; magari di pollai altrui e di spazi siderali che non conosco.
Andiamo.
Direzione. Nessunpostodavvero.
Il traguardo non c'è.
Solo si va.