sabato 11 maggio 2013

il luz.



"Ho letto una volta che gli antichi saggi credevano che nel corpo ci fosse un ossicino minuscolo, indistruttibile, posto all'estremità della spina dorsale. Si chiama luz in ebraico, e non si decompone dopo la morte né brucia nel fuoco. Da lì, da quell'ossicino, l'uomo verrà ricreato al momento della resurrezione dei morti. Così per un certo periodo ho fatto un piccolo gioco: cercavo di indovinare quale fosse il luz delle persone che conoscevo. Voglio dire, quale fosse l'ultima cosa che sarebbe rimasta di loro, impossibile da distruggere e dalla quale sarebbero stati ricreati. Ovviamente ho cercato anche il mio, ma nessuna parte soddisfaceva tutte le condizioni. Allora ho smesso di cercarlo."

Questo è un estratto del libro bellissimo di Grossman "Che tu sia per me il coltello".
Date credito al luogo comune
per cui
è stato questo libro a scegliere me, davvero.
Amo le librerie.
Sono in grado di passare le ore in una libreria.
Credo perfino di poter diventare inopportuna
e quasi inquietante agli occhi delle commesse costrette ad assistere
al mio lentissimo procedere tra gli scaffali,
al restare immobile
la testa solo reclinata di lato
ad osservare.
Titoli
caratteri
spessore
e poi
ehm
io li annuso i libri.
Insomma
non devo essere un bello spettacolo.
C'è da dire che compro.
Con moti di stizza di c. (... dove c. sta per mia... ma dai! scherzino...)
che lavorando in biblioteca non vede ragione all'acquisto spasmodico di libri.
Ma insomma.
Il libro.
E' mio.
Miomio.
Il mio libro.
Comunque, si diceva.
Grossman e il luz.
Mi pare di avere detto di non credere alla resurrezione dei morti; forse non l'ho detto espressamente,
ma se scrivo "dio", non credo occorra essere ancora più espliciti.
Credo però fortissimamente all'essenza.
Tantissimo ci credo.
Al nucleo
Al "the core" volendo essere un poco americani
quando sanno mettere insieme tutte le sfumature del pathos.
Solo per una cosa dissento da Grossman (... si può dire "dissentire da Grossmann", davvero?... non è un reato di qualche tipo?): il luz non è ciò che rimane di noi e mai si distrugge e che sarà di nuovo il seme da cui germoliare.
Il luz è il cuore di ciascuno di noi.
E cuore non è l'organo che ci tiene vivi
non è la sede dei sentimenti (?)
ma è il "cuore"
il nocciolo.
Una minchiata dietro l'altra per dire
che il luz è il piccolo "iovero" che ci abita.
Mi chiamo Galattica (facciamo che ci crediamo tutti... di genitori strani ce ne sono)
e sono un ammasso di sovrastrutture.
Conosco Tizio, anche lui una tour Eiffel di precomprensioni
e modi di dire e cose da fare nella maniera in cui vanno fatte.
C'è poi Ballanzone (... dai che Caio era prevedibile...) e lui ancora si sta edificando scegliendo tra i vari modelli per essere reattivo, rispondente, appealloso (quello con l'appeal).
Un sacco di roba addosso
scatole cinesi
un sacco di "di più"
Mica sto qui a dire che i "di più" siano roba brutta.
Ma ci sono.
E tutti intorno al luz
che è l'origine
la genuinità
la veritàvera.
E allora anche io faccio un poco il gioco di Grossmann e mi chiedo, guardando gli altri:
ma toglici tutto quel "di più"
... si parla per metafore eh?... poi ognuno usi l'approccio che vuole... ehm...
ma Ballanzone, chi è?
E io? chi sono?

Sappiate che ho volutamente tagliato la citazione di un paio di righe. Le più belle. Quelle che io ho trovato sconvolgenti.
E sappiate anche che io il mio luz non ho ancora ben chiaro in cosa consista né dove stia.

Ciao ai vostri Luz

1 commento:

  1. credo.
    e forse vado fuori tema.
    credo che il mio luz sia quando tutto è così in armonia (e magari succede quando faccio le pulizie o corro o sto seduta al sole o abbraccio uno dei miei figli) che mi dimentico di esserci.
    e quando ti rendi conto di questo il luz si è già nascosto.
    ho deciso che voglio solo esistere con le rughe degli occhi.

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