martedì 7 maggio 2013

il privilegio di essere un guru.

"Il privilegio di essere un guru" è un libro molto carino di Licalzi.
Ecco.
La trama del libro ci azzecca poco con quello che desidero sia il contenuto del post,
ma in qualche maniera mi consente di dire.
I guru.
Ce ne sono in giro tantissimi.
Pare che non serva un'abilitazione specifica.
Certo,
se mi fermo a pensare a un guru,
mi viene in mente una persona
piena di carisma
ma di un carisma
dolce
una persona che naturalmente vorrei come amica
una persona
che se mai dovesse darmi un consiglio così "aggratis"
non mi verrebbe
mavaiafareinculochitihachiestonulla
piuttosto
mi verrebbe da non dire un accidenti
e pensarci per il resto della giornata
se non due o tre addirittura,
alle cose che mi ha detto.
Il guru
La guru
è quello che davvero ha imparato la bellissima e difficilissima arte del sospendere il giudizio.
Che non è
non me ne frega una cippa di quello che mi succede intorno e di quello che il resto del mondo intende fare,
ma è più un
mi interessa e ne ho cura
e proprio perché ne ho cura non posso giudicare.
Il guru quindi,
si limita a guardare
a sentire
ad ascoltare
a compatire (... patire con...)
a cercare letture diverse per la medesima cosa
e poi si,
a un certo punto,
se niente va bene
e nonostante di un guru si tratti,
è concesso che non gliene freghi una cippa.
Ma ci sono tutte queste strade da esperire prima.
Invece
i guru
i tanti guru che si trovano ovunque
non sono i guru che mi aspetterei.
O magari si.
Per l'esperienza che ho,
ormai i guru sono questi qui
questa cosa che guru non dovrebbe essere.
Queste persone
solitamente
"perbene"
che si riempiono la bocca
di cosa è o non è opportuno
sempre con quell'espressione di chi vorrebbe essere umile
e per essere più credibili
farciscono i discorsi di
"ma può sempre essere che mi sbagli... ho certamente torto... magari qualcosa mi sfugge..."
e intanto
calano l'ascia del giudizio, che il clangore lo sentono fin dall'altra parte della città.
E poi ti guardano.
Che se ti lasciano mortificato e abbacchiato e con l'idea di che piccolo essere tu sia
allora
l'opera del guru è compiuta,
in un perverso gioco per cui
se ti affossano, loro guadagnano in autostima.
Ma il vero guru
quello che nemmeno sa di esserlo
e se glielo dici si che di manda a fare in culo ridendo pure,
è quello che allunga insieme a te le gambe sulla sedia di fronte
parla poco
ascolta molto
alleggerisce con quelle battute che te le facesse qualsiasi altro
ti verrebbe da dargli una scarpata nei denti
e semplicemente c'è.
Empaticamente.
E una volta che gli hai rotto i coglioni
che sono guru mica martiri
"magari ne parliamo ancora un'altra volta".
E tu sei
meravigliato di quanto qualcuno ti sia stato a sentire
senza che si senta in diritto di
"e ora ti dico cosa devi fare... cosa non avresti dovuto fare..."
Amo i guru inconsapevoli
e a quegli altri
gli sputerei in un occhio.
Fatelo anche voi.
Oppure
quando attaccano la litania del
"ma potrei sbagliarmi... sicuramente ho torto io..."
un bel
"credo proprio che sia così"
E la finiamo lì.

ps: questo post l'ho riletto un paio di volte anche io.
Ad aggiustare l'ortografia, non la sintassi...
posso sempre dire di ispirarmi a Joyce o_O
e mi sono meravigliata da sola.
Non per quanto sia ben scritto,
ma perché mi sono resa conto che mi aspettano un sacco di sputazzi negli occhi.
Che sono una guru della peggior specie io.
Prendete bene la mira e niente di personale, se mi scanso.
Solo schifo.
Ciao


2 commenti:

  1. a metà lettura ho pensato
    " ma allora la marti che mi dice spesso ' di questo ne parliamo un'altra volta' è una guru"
    ecco.
    lo sapevo.

    :-)

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    Risposte
    1. pensavo che a metà lettura mi volessi sputare in un occhio.

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